Immagine Scrittura e Rabbia
- CSRE - PISTOIA
- 24 set 2021
- Tempo di lettura: 2 min

“Né la scrittura né la rabbia hanno un inizio e una fine “
Jorges Luis Borges
La contestazione studentesca, la rivolta razziale negli Stati Uniti, la guerra del Vietnam, la rivoluzione culturale in Cina e le repressioni praticate dalle truppe dell’Unione Sovietica ai danni dei paesi satelliti europei, il cambiamento degli stili di vita. Erano gli anni Sessanta del Novecento.
In Italia sulla scia del miracolo economico, colla diffusa e crescente insoddisfazione per la mancanza di una efficace trasformazione industriale e di adeguate riforme sociali, vennero a emergere i molti lati oscuri della vita nazionale: l’inerzia della classe politica, l’insensibilità ai diritti civili, la minorità della figura femminile, il condizionamento politico della televisione, la censura e la mancanza di qualsiasi reale tutela del territorio. Un elenco, questo, molto parziale, in grado solo di alludere tanto alle contraddizioni di un’epoca quanto agli straordinari fermenti che agitavano la società, determinando un clima culturale denso di tensioni utopiche e inevitabilmente conflittuale.
In questo periodo la diffusione delle idee era affidata, in gran parte, alla carta stampata. La mostra “Immagine, scrittura e rabbia” si incentra sulla progettazione creativa avvenuta su supporto cartaceo e sul raro e inusuale interesse per i materiali editoriali prodotti dagli artisti dell’epoca, molti dei quali nel 1967 e nel 1968 parteciparono agli incontri internazionali di poesia a Fiumalbo, rendendo il paese una sorta di spazio-laboratorio artistico a cielo aperto. In quell’occasione, Arrigo Lora Totino realizzò anche due opere dedicate alla poetessa pastora Beatrice di Pian degli Ontani e, a seguito di una visita ai vivai Barni, dette vita a una serie di opere dedicate alla rosa.
La mostra vuole contribuire a rileggere il passato, a capire cosa resta di quella eredità e, tra corsi e ricorsi, a comprendere alcune tendenze della pratica artistica contemporanea. Tendenze che si rintracciano nell’ indagine sul sociale, nella sperimentazione e nell’attitudine partecipativa, in una fusione di arte e vita di memoria futurista, arricchita da una connotazione radicale che porta l’artista ad agire come “operatore estetico”.
Tra i materiali esposti si evidenziano i primi poster ED. 912 che quando comparvero nelle librerie furono l’immagine degli iniziali vagiti di un Sessantotto ormai imminente. L’immagine di una generazione di giovani che si riconosceva nella musica dei Beatles e dei Rolling Stones e che manifestava contro la guerra nel Vietnam, una generazione che oppose le proprie istanze di vita all’ordine stabilito mettendone radicalmente in discussione il sistema di valori.
ED. 912 non fu semplicemente la sigla di un editore, ma l’immagine di una visione ideale i cui fermenti nel mondo erano evidenti e che nell’ambito dell’arte e della poesia contemporanea trovava forme e sperimentazioni attraverso nuovi linguaggi. ED. 912 furono i primi manifesti d’artista disegnati per essere comunicazione allo stato puro.
Artisti in mostra
Abbiata, Bellasich, Berti, Blaine, Brecht, Carrega, Diacono, Filippini, Flynt, Fong, Franzoni, Garnier, Gregorietti, Higgins, Kolar, Kuowless, Lora Totino, Lucchini, Maciunas, Mari, Mc Carty, Miccini, Mon, Morandini, Munari, Mussig, Mussolo, Negri, Neuburg, Niikuni, Nitsch, Novak, Novarese, Parlacino, Parmiggiani, Pignotti, Sarenco, Sassi, Schwarz, Shiomi, Simonetti, Spatola, Vautier, Vicinelli.
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